Questo è un DIARIO DIGITALE. Le pagine che sto scrivendo si propongono di raccogliere in maniera sistematizzata il materiale documentale (ed emozionale!) che segna la mia meravigliosa esperienza di ricerca congiunta con l'U.C. Berkeley - Center for New Media "Una giocosa avventura che costituisce l'occasione per un vero salto di qualità nella mia formazione" Sarà capace di farcela il giovane ciociaro volante? Giammai, senza di voi!

martedì, luglio 31, 2007

Semantically Mediated Objects Representation

Eccoci!
Questo semplice ed efficacissimo video descrive un'applicazione, nel dominio della linguistica, di quel che vogliamo proporre per migliorare la comunicazione e la collaborazione tra le sempre più numerose specializzazioni nel mondo dell'AEC - Architecture/Engineering/Construction.
Tra gli specialisti chiamati a collaborare in un progetto di architettura si presentano sempre delle ambiguità di interpretazione in merito ai rispettivi contributi e ancor di più alle motivazioni che li producono. Riteniamo che l'esplicitazione delle strutture semantiche che governano i significati di quei contributi sia una chiave per eliminare la parte dannosa di tale ambiguità. Con il supporto adeguato del computer ogni progettista può essere facilitato nel definire l'insieme strutturato di oggetti e relazioni con cui modella la sua realtà ontologica; magari un domani potrà scaricare on-demand il pacchetto semantico più adeguato da Internet e rimodellarlo opportunisticamente secondo le proprie esigenze progettuali!



Cioè.
Mettiamo di voler costruire un bell'edificio nuovo per la Facoltà di Ingegneria: intorno al tavolo di progetto ci si siedono in tanti: l'architetto tecnico e quello compositivo (hi, hi, hi!), lo strutturista (sempre sia lodato!), l'impiantista (sostenibile e da sostenere), il politico (vero), il manager (illuminato) e via dicendo, ognuno che cerca e trova soluzioni, descrive e modella la parte di sua competenza. E' cosa nota che 'ste parti, 'sti elaborati di progetto, siano assolutamente intrecciati e interdipendenti, sempre in cerca di integrazione fino al momento del collaudo... ma no, che dico, anche dopo, durante la gestione, manutenzione e demolizione! Essi si basano su gli stessi oggetti -per es. lo stesso muro di progetto si può intendere come una "Tamponatura esterna" o "Setto portante" o "Membrana superficiale di contatto" a seconda di chi lo guarda- che i progettisti descrivono, modellano, prefigurano, verificano attraverso sistemi di relazioni dai significati differenti e spesso ignorati reciprocamente. In più quelle parti dello stesso progetto definiscono responsabilità individuali ben precise, ma condividono la responsabilità sovra-ordinata legata al Progetto completo, congruente ed unico della nostra Nuova Facoltà di Ingegneria. (Ghery a Bilbao aveva un unico modello digitale che integrava i contributi specialistici e ne verificava la consistenza, con una divisione delle responsabilità legali definita ad hoc).
Quello che ci proponiamo di fare è facilitare il processo di comunicazione, reciproca comprensione, condivisione delle scelte e perchè no, di compromesso creativo (pace all'anima di Moro e Berlinguer) fra i progettisti. Expert Systems, Web-based Design Technologies, Content/Context-Based Tools possono facilitare la discussione ed aiutarci a comprendere: stiamo lavorando per sviluppare sistemi e meccanismi software capaci di filtrare, tradurre ed interpretare le soluzioni specialistiche di chi si trova a collaborare secondo le infinite prospettive di ogni super-esperto...
Ebbene si: nuove tecnologie e nuovi media ci possono aiutare parecchio, se capiamo come usarli in tutte le loro potezialità, per questo scopo. Ci possono suggerire nuove possibilità e ci possono guidare verso direzioni impensate (certo, anche sbagliate!)

Che poi un certo livello di ambiguità si possa rivelare tutt'altro che dannosa è cosa assai giusta e meravigliosamente affascinante da esplorare. Intanto, mentre ci impegnamo a migliorare le nostre capacità di progettisti, non è facile, ma si faciliti il facilitabile.

mercoledì, luglio 11, 2007

NEWS DA BERKELEY

LA STAMPA dell'11 luglio 2007 "TuttoScienze", pag IV
LA STAMPA dell'11 luglio 2007 "TuttoScienze", pag V

Pare che l'Italia si interessi ancora a questi giovani, che prima studiano nelle nostre Università e poi vanno a fare ricerca negli States.
Ora, forse è un caso che ci sia finito anch'io in questo articolo, che in America ci sono andato per imparare a fare ricerca, determinato a tornare e ad applicare nel mio Bel Paese quel che ho appreso... ma riflettendoci, visto che sono chiamato in causa, mi vengono in mente alcune considerazioni: una è che evidentemente le nostre Università funzionano (è lì che hanno studiato 'sti cervelli prima della fuga, o no?). Un'altra che ha i toni della beffa: gli States hanno risparmiato tutti i costi di formazione di questi ricercatori (che invece sono stati affrontati dalla nostra collettività). E ancora, a seguire, non è stato detto, ma tutti avrebbero preferito rimanere in Italia dove -oggettivamente- si vivrebbe meglio a parità di stipendio e infrastrutture (e secondo me anche a metà di stipendio e infrastrutture per la ricerca). E quella passione che si cita nell'articolo, quella che spinge 'sti disperati a cercare altrove un luogo per esprimersi, è veramente così difficile da trattenere, valorizzare e capitalizzare nei nostri confini? Siamo europei? e allora facciamo come gli altri Paesi europei, almeno! Ad Posteros